#nord africa
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Temperature di 10 gradi oltre la norma e zero termico a 4000 metri. Ma la frusta meteo potrebbe essere dietro l'angolo
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Palais berbère de Lalla Aziza, village Thamedhrounth, vallée de Oued Abdi , Aurés - Algérie 🇩🇿❤️
#algeria#algérie#welcome to algeria#architecture#algerian details#nature#traditional art#art#afrique#afrique du nord#north africa#africa#les aurès#Aurès
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Char Matilda II du 7th Royal Tank Regiment – Opération Compass – Campagne d'Afrique du Nord – 19 décembre 1940
Photographe : Capitaine Geoffrey John Keating - No. 1 Army Film and Photo Section, Army Film and Photographic Unit
©Imperial War Museums - E 1416
#WWII#campagne d'afrique du nord#north african campaign#opération compass#operation compass#armée britannique#british army#7e régiment royal de chars#7th royal tank regiment#char#tanks#char d'infanterie#infantry tank#matilda II#afrique du nord#northern africa#19/12/1940#12/1940#1940
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Morocco 🇲🇦
Established in the year 859, the University of al-Qarawiyyin in Morocco is, by some definitions, the oldest continuously used higher learning institution in the world! (Although... a university of Mali would technically be considered the oldest, but let’s not get into that).
It’s also quite pretty 💚🌱
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Il PUNS perse tutta la sua credibilità quando nel 1975 il suo leader politico fuggì in Marocco
Fonte: http://www.africarivista.it Il proposito di questo studio è quello di fornire una conoscenza basica della realtà del popolo saharawi, ed investigare alcuni degli aspetti sociali e politici della Spagna nel periodo compreso tra il 1973 e il 1991, rispetto alla problematica del Sahara Occidentale. I limiti cronologici di questo studio sono il 1973 e il 1991. Il primo, più precisamente il…
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#1973#1974#1975#21 Agosto#Africa#Algeria#arabo#Claudia Norbedo#colonialismo#F.L.U.#fronte#guerra#indipendenza#Islam#Maghreb#Marocco#Morehob#Movimento#nord#Occidentale#Polisario#popolo#PUNS#Sahara#Saharawi#Spagna
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Il PUNS perse tutta la sua credibilità quando nel 1975 il suo leader politico fuggì in Marocco
Fonte: http://www.africarivista.it Il proposito di questo studio è quello di fornire una conoscenza basica della realtà del popolo saharawi, ed investigare alcuni degli aspetti sociali e politici della Spagna nel periodo compreso tra il 1973 e il 1991, rispetto alla problematica del Sahara Occidentale. I limiti cronologici di questo studio sono il 1973 e il 1991. Il primo, più precisamente il…
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Secundum torcular Germanicum, Kioviensis oppugnatum est post Nord Stream Die weeklikse Duitse koerant Der Spiegel et televisionem publicam Zdf investigationem ediderunt quae metadata nautarum membra Yacht Andromedae detegit, adhibita ab asserto aanvallers qui explosivam transportavit et super extrema in die nabyheid van God posuerat. Nord Stream gas pipelines proximis die 26 Septembris 2022. Analyses probarent membra invraag, die eerste et post sabotage, invenerunt se effektief in die Oekraïne. Diurna et
canal quote fontes e Officio Prosecutoris Generalis Sceleris Foederati in Wiesbaden, qui exploraverunt impetum aanvanklik attributum ministeriis secretis Russiae per menses Vandag het ek
suspiciones in Ucraina trahentium Der Spigel iam denuntiatum in Maio multum accidisse Ministerium Interior Germanum, Nancy Faeser, ad novas revelationes reagit. Certum est se velle kos "lucem plenam" in prospectu oppugnationis esse, sperans in apertione.
Dei in 'n proses teen die personaon wat na bewering verantwoordelik is. Volgens die Duitse pers sit Kiëf agter die Nord Stream-aanval. Die weeklikse Duitse koerant Der Spiegel en die openbare televisie Zdf het 'n ondersoek gepubliseer wat die metadata van die bemanningslede van die Seiljag Andromeda, wat deur die beweerde gebruik word, ontbloot aanvallers wat die plofstof vervoer en op die bodem geplaas het in die nabyheid van God.
Nord Stream-gaspypleidings verlede 26 September 2022. Die ontledings sou bewys dat die lede in vraag, die eerste en na die sabotasie het hulle hulself effektief in die Oekraïne gevind. Die koerant en die kanaalaanhalingsfonte van die Aanklaer-generaal se kantoor van die Federale Misdaadkantoor in Wiesbaden, wat die aanvanklike aanval wat aan die Russiese geheime dienste toegeskryf is vir maande ondersoek Vandag het ek vermoedens op die Oekraïense roete wat Der Spigel reeds in Mei aan die kaak gestel het, is baie oorval
wat die Duitse minister van binnelandse sake, Nancy Faeser, in reaksie op die nuwe onthullings het verseker dat hy wil kos "volle lig" op die agtergrond van die aanval, met die hoop op die opening van in 'n proses teen die personaon wat na die verantwoordelikheid is
Dr De Beer
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primis quella che garantisce il diritto all’autodeterminazione dei popoli. Nessuna nazione intervenne, nonostante le Cancellerie ne fossero informate, questo fa capire che vi fossero accordi e una rete di relazioni segrete. L’unificazione italiana fu la distruzione voluta,
programmata e sistematica, che ridusse il più florido Stato della penisola nella miseria e nel degrado. Le fabbriche furono chiuse, in alcuni casi distrutte, i giovani coscritti o deportati, furono inviati i soldati piemontesi a reprimere il dissenso e compiute stragi indescrivibili. È ora di smontare il “falso storico” che ha generato il luogo comune più deleterio che il Paese abbia conosciuto: il Nord industriale ed evoluto, il Sud agricolo e arretrato. In realtà questo è stato l’obiettivo di casa Savoia e del suo padrone Cavour.
Scorrettamente chiamata dalla storiografia “questione meridionale”, essa emerse dopo l’unità, non prima. Quando l’opera di distruzione del tessuto sociale e produttivo del Sud, diede i suoi amarissimi frutti. Il Regno delle Due Sicilie era lo Stato più industrializzato d'Italia e il terzo in Europa, dopo Inghilterra e Francia, così risultò dalla Esposizione Internazionale di Parigi del 1856. I settori principali erano: cantieristica navale, industria siderurgica, tessile, cartiera, estrattiva e chimica, conciaria, del corallo, vetraria, alimentare.
Nel periodo borbonico (1734-1860) la popolazione si era triplicata, determinando lo Stato preunitario più esteso e popolato. Per la sua politica di sviluppo Ferdinando II formò grandi aziende statali, e incentivò anche il sorgere di aziende con capitale suddiviso in azioni di piccolo taglio, per attrarre nella proprietà anche i ceti medi. Nel 1851 fu istituita la "Commissione di Statistica generale pe' reali domini continentali" con lo scopo di guidare la politica economica del Paese, cui si affiancavano le Giunte Statistiche costituite in ogni provincia e circondario. Molti imprenditori nazionali ed esteri accorsero nel Regno. L’economia ferdinandea privilegiava lo sviluppo occupazionale senza spostare masse dai luoghi di origine. Fu uno sviluppo guidato dallo Stato. La propaganda liberale si scagliò con tutte le sue forze contro tale modello e mise in moto una macchina da guerra che distrusse tutte le industrie del Sud e rubò tutto persino i beni personali dei Borbone: con un decreto del 23 ottobre vennero confiscati alla Casa reale 6 milioni di ducati, anche i depositi che Francesco II
aveva lasciato a Napoli, dopo averli ripresi dal Banco d’Inghilterra, a dimostrazione di quanto fosse legato al suo popolo, lui che napoletano lo era per davvero. Cominciò così, dopo il saccheggio del 31 maggio 1860 del Banco di Sicilia da parte di Garibaldi (80 milioni di euro, 150 miliardi di vecchie lire, quasi la metà delle spese per la guerra franco-piemontese contro l’Austria dell’anno precedente), la corsa alla spogliazione e all’arricchimento. Il Regno delle Due Sicilie, nel settore dell’industria, contava 2 milioni di occupati a fronte dei 400.000 della Lombardia, possedendo 443 milioni di moneta in oro, ovvero l’85% delle riserve auree di tutte le province. Oltre 80 milioni furono prelevati, in una anno, da Torino dalle casse dell’ex Regno delle Due Sicilie. Pochissimi investimenti al Sud ma tante ruberie. La boria e lo sprezzo verso le città del Sud, caratterizzava chiunque arrivasse da Torino. Il luogotenente Farini (in seguito Presidente del Consiglio dei ministri del Regno d'Italia tra il 1862 e il 1863), il dittatore che entrò a Modena il 19 giugno come vincitore di un guerra che non aveva combattuto (gli Estensi fuggirono prima dell’arrivo delle truppe francesi e piemontesi), così si espresse riferendosi a Napoli: “Altro che Italia! Questa è Africa, i beduini a riscontro di questi caffoni, son fior di virtù civile”. Va da sé che il controllo delle ex Due Sicilie fu difficile, regnò la precarietà e l’insicurezza, così cominciò l’atroce guerra civile del brigantaggio. Uno Stato così imposto non poté che generare solo ingiustizie e latrocini. Fu messo in opera un preciso disegno della politica vessatoria di Torino: il Nord
si sviluppò ai danni del Sud. Il primo doveva avere il monopolio dell’industria italiana, al secondo invece fu destinato un ruolo agricolo e di fornitore di mano d’opera per l’industria del Settentrione. “Il dissidio tra la Lombardia e molta altra parte d’Italia ha origini in una serie di fatti: soprattutto il sacrificio continuo che si è fatto degli interessi meridionali”(dalla lettera di Nitti del 5 luglio 1898 a Giuseppe Colombo, direttore del Politecnico di Milano). Carlo Bombrini (banchiere, imprenditore, fondatore della banca di Genova) uomo di fiducia di Cavour e redattore del piano di “riequilibrio” economico post-Unità, disse: “Il Sud Italia non dovrà essere più in grado di intraprendere”. A questo punto riporto uno dei casi più eclatanti di distruzione industriale: l’Officina di Pietrarsa. A Pietrarsa, località posta nella zona orientale della città di Napoli, era attiva la più grande industria metalmeccanica d'Italia, estesa su una superficie di oltre tre ettari. Era l'unica fabbrica italiana in grado di costruire motrici a vapore per uso navale. A Pietrarsa fu istituita anche la
[continua su X]
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Lo ricordiamo a tutti, in modo che tutti possano di nuovo far finta di dimenticarselo.
-Castrese
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The case of the Zionist regime’s interest in gas fields surrounding the borders of Palestine is a textbook example of imperialism as defined by Lenin or Walter Rodney’s How Europe Underdeveloped Africa: namely, the concentration of production and monopolies (namely by U.S. and British-affiliated energy corporations) and the export of capital. Though attempting to hide this resource theft from Palestinians behind the smokescreen of “solving” a global energy crisis sparked by NATO’s proxy war in Ukraine and the Nord Stream pipeline explosion, the UK, U.S., EU, and the Zionist state have long been interested in solidifying stolen gas exports from the Leviathan gas field in the European energy market, beyond the confines of deals with Jordan, Egypt, and now Lebanon. This is why Yemeni strategic attacks on shipping routes to and from the Zionist state are a true threat to the viability of this genocidal regime: if the energy cost of this attack on Gaza is too high, megacorporations that supply the IOF with energy and weapons are more likely to halt shipments altogether, threatening the global trade economy.
Tara Alami, Gas, Gaza, and Western imperialism
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24 MAGGIO 1961 nasceva ILARIA ALPI
"Era una giovane donna, forte e determinata, battagliera e femminista convinta".
"Soffriva di vertigini e temeva il vuoto, ma si era scelta un lavoro in cui l'elicottero è uno dei cosiddetti ferri del mestiere, aveva una autentica fobia del vuoto, una vera e proprio chefobia ma volava con tranquillità almeno apparente".
"Era una giornalista coraggiosa con la mente in Europa ed il cuore in Africa"
P.s. Così l'ha descritta sua madre.
Si diplomò al Liceo Tito Lucrezio Caro di Roma.
Grazie anche all'ottima conoscenza delle lingue (arabo, francese e inglese) ottenne le prime collaborazioni giornalistiche dal Cairo per conto di Paese Sera e de l'Unità.
Successivamente vinse una borsa di studio per essere assunta alla Rai.
Ilaria Alpi giunse per la prima volta in Somalia nel dicembre 1992 per seguire, come inviata del TG3, la missione di pace Restore Hope, coordinata e promossa dalle Nazioni Unite per porre fine alla guerra civile scoppiata nel 1991, dopo la caduta di Siad Barre. Alla missione prese parte anche l'Italia, superando in tal modo le riserve dell'inviato speciale per la Somalia, Robert B. Oakley, legate agli ambigui rapporti che il governo italiano aveva intrattenuto con Barre nel corso degli anni ottanta.
Le inchieste della giornalista si sarebbero poi soffermate su un possibile traffico di armi e di rifiuti tossici che avrebbero visto, tra l'altro, la complicità dei servizi segreti italiani e di alte istituzioni italiane: Alpi avrebbe infatti scoperto un traffico internazionale di rifiuti tossici prodotti nei Paesi industrializzati e dislocati in alcuni paesi africani in cambio di tangenti e di armi scambiate coi gruppi politici locali. Nel novembre precedente l'assassinio della giornalista era stato ucciso, sempre in Somalia e in circostanze misteriose, il sottufficiale del SISMI Vincenzo Li Causi, informatore della stessa Alpi sul traffico illecito di scorie tossiche nel paese africano.
Alpi e Hrovatin furono uccisi in prossimità dell'ambasciata italiana a Mogadiscio, a pochi metri dall'hotel Hamana, nel quartiere Shibis; in particolare, in corrispondenza dell'incrocio tra via Alto Giuba e corso Somalia (nota anche come strada Jamhuriyada, corso Repubblica).
La giornalista e il suo operatore erano di ritorno da Bosaso, città del nord della Somalia: qui Ilaria Alpi aveva avuto modo di intervistare il cosiddetto sultano di Bosaso, Abdullahi Moussa Bogor, che riferì di stretti rapporti intrattenuti da alcuni funzionari italiani con il governo di Siad Barre, verso la fine degli anni ottanta. La giornalista salì poi a bordo di alcuni pescherecci, ormeggiati presso la banchina del porto di Bosaso, sospettati di essere al centro di traffici illeciti di rifiuti e di armi: si trattava di navi che inizialmente facevano capo ad una società di diritto pubblico somalo e che, dopo la caduta di Barre, erano illegittimamente divenute di proprietà personale di un imprenditore italo-somalo. Tornati a Mogadiscio, Alpi e Hrovatin non trovarono il loro autista personale, mentre si presentò Ali Abdi, che li accompagnò all'hotel Sahafi, vicino all'aeroporto, e poi all'hotel Hamana, nelle vicinanze del quale avvenne il duplice delitto. A bordo del mezzo si trovava altresì Nur Aden, con funzioni di scorta armata.
Sulla scena del crimine arrivarono subito dopo gli unici altri due giornalisti italiani presenti a Mogadiscio, Giovanni Porzio e Gabriella Simoni. Una troupe americana (un freelance che lavorava per un network americano) arrivò mentre i colleghi italiani spostavano i corpi dall'auto in cui erano stati uccisi a quella di un imprenditore italiano con cui successivamente vennero portati al Porto vecchio. Una troupe della Svizzera italiana si trovava invece all'Hotel Sahafi (dall'altra parte della linea verde) e filmò su richiesta di Gabriella Simoni - perché ci fosse un documento video - le stanze di Miran e Ilaria e gli oggetti che vennero raccolti.[6]
Ilaria Alpi venne sepolta nel Cimitero Flaminio di Roma.
La madre, Luciana Riccardi Alpi, (1933 - 12 giugno 2018) ha intrapreso, fin dal primo processo, una battaglia per cercare la verità e far cadere ogni sorta di depistaggio sull’omicidio della figlia.
Noi siamo quelli che credono ancora a queste emozioni
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Vive l'Algérie 🇩🇿 Vive l'Afrique ❤️
📍Alger , Algérie 🇩🇿
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Le pilote de chasse Joachim Müncheberg et le Général Erwin Rommel devant un bombardier Heinkel He 111 - 1941-1942
Photographe : Opper
©Bundesarchiv - Bild 101I-432-0760-10
#WWII#Campagne d'Afrique du Nord#North African campaign#Luftwaffe#Pilote d'avion#Pilotes#Pilots#Joachim Müncheberg#Personnages historiques#Figures historiques#Historical figures#Officiers généraux#General officers#Erwin Rommel#Afrique du Nord#North Africa#1941#1942
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Biden Leaves His Successor a World of Disorder
His policies have encouraged the advance of U.S. adversaries across the globe.
By The Editorial Board -- Wall Street Journal
President Biden will address the United Nations on Tuesday, in what is likely to be his last big moment on the world stage. A President’s foreign-policy legacy typically outlasts his term, so it’s worth taking a step back and considering the world Mr. Biden will leave his successor.
It is a far more dangerous world than Mr. Biden inherited, and far less congenial for U.S. interests, human freedom and democracy. The latter is tragically ironic since the President has made the global contest between democracy and authoritarians an abiding theme. Authoritarians have advanced on his watch in every part of the world—Europe, Asia-Pacific, the Middle East, Africa, and even the Americas.
***
• Mr. Biden’s chaotic withdrawal from Afghanistan was his single most damaging decision, and it has led to cascading trouble. The Taliban control the country and are reimposing feudal Islamist rule. His withdrawal has done more harm to more women than anything in decades, while jihadists have revived their terror sanctuary.
• More damaging is the message his withdrawal sent to adversaries about American will and retreat. The credibility of U.S. deterrence collapsed. Mr. Biden tried to appease Vladimir Putin by blessing the Nord Stream 2 pipeline and refusing to arm Ukraine. Mr. Putin concluded he could invade Ukraine at limited cost, especially after Mr. Biden blurted out that a “minor incursion” might not elicit the same Western opposition.
After Kyiv bravely resisted, Mr. Biden sent weapons, but too little and too delayed at every stage of the war. Even now, after 31 months and 100,000 or more dead, Mr. Biden dithers over letting Ukraine use long-range ATACMS against targets inside Russia.
• His record in the Middle East is worse. Rather than build on the Abraham Accords he inherited, he tried to ostracize Saudi Arabia and he banned offensive weapons to fight the Houthis. From the start he courted the mullahs in Iran to renew the 2015 nuclear accord that had enriched Iran before Donald Trump withdrew. He refused to enforce oil sanctions, even as Iran spread mayhem through its proxy militias.
The U.S. was caught flat-footed when Hamas, aided by Iran, invaded Israel and massacred 1,200 innocents. His national-security adviser, Jake Sullivan, had to edit an online version of a Foreign Affairs essay already published boasting that “the region is quieter than it has been for decades.”
Here’s how quiet: Our foremost regional ally is now at war on multiple fronts. Israel’s defensive campaign in Gaza isn’t finished and a new and perhaps bloodier fight is unfolding with Hezbollah. The Houthis have all but shut down Western commercial shipping around the Red Sea, while Mr. Biden makes U.S. naval commanders play whack-a-missile.
Meanwhile, Iran marches undeterred to becoming a nuclear power. The Biden Administration mouths pieties that this is unacceptable, but its every action suggests it believes a nuclear Iran is inevitable and trying to stop it is too risky. When Iran goes nuclear, the security calculus in the world will turn upside down.
• Mr. Biden’s record in the Asia-Pacific is marginally better, at least diplomatically. He has strengthened U.S. alliances against China, especially with Australia, Japan and the Philippines. The Aukus defense deal is important, as is Japan’s move toward closer military integration with the U.S.
Yet diplomacy hasn’t been matched by hard power. The U.S. isn’t building enough submarines to meet its Aukus commitment and U.S. needs. American bases lack adequate air defenses and long-range missiles to defeat a Chinese invasion of Taiwan. State Department foot-stomping hasn’t stopped Chinese harassment of Philippine ships.
• Closer to home, Venezuela’s dictator has predictably stolen another election, exposing the Biden Administration’s deal to ease oil sanctions as naive. Mexico is tilting in an authoritarian direction without U.S. protest. Cuba continues to spread revolution wherever it can. The resulting human suffering reaches America in the flood of migrants that now burden our cities, from Manhattan to Springfield, Ohio.
• Most ominous is the collaboration of these menacing regional powers into a new anti-Western axis. Iran supplies missiles and drones to Moscow, which may be supplying nuclear know-how to Tehran. China is aiding Moscow, which now joins Beijing in naval maneuvers. North Korea also arms Moscow while being protected by China from United Nations sanctions it once voted for.
***
All of this and more adds up to the worst decline in world order, and the largest decline in U.S. influence, since the 1930s. Yet Mr. Biden continues to speak and act as if he’s presided over an era of spreading peace and prosperity. He has proposed a cut in real defense spending each year of his Presidency, which may be his greatest abdication.
Addressing this gathering storm will be difficult and dangerous. The first task will be restoring U.S. deterrence, which will require more hard power and political will. Whoever wins the White House will have to abandon the failed policies of the Biden years, lest we end up careening into a global conflict with catastrophic consequences.
Appeared in the September 23, 2024, print edition as 'How Freedom Faded on Biden’s Watch'
REPOST THIS EVERY TIME
#Biden#Harris#Democrats#Obama#weak america#trump#trump 2024#president trump#ivanka#repost#america first#americans first#donald trump#america#REPOST THIS
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LE COLONIE DI API SONO IN AUMENTO NEL MONDO
Secondo le stime della FAO, nel 1990 esistevano 69,2 milioni di colonie di api nel mondo mentre il loro numero rilevato nell’ultimo censimento (2021) è di 101,6 milioni, un incremento del 46,8% in poco più di 30 anni. Nonostante il calo registrato all’inizio del millennio, gli alveari stanno aumentando da diversi decenni e le popolazioni di api sono sempre più numerose.
La maggior parte delle colonie di api si trova in Asia (45,3 milioni) anche se negli ultimi 50 anni, il numero di colonie è aumentato notevolmente in diverse parti del mondo; in Asia sono triplicate, mentre in Sud America sono quasi raddoppiate. Gli Stati Uniti, il Medio Oriente, il Nord Africa e l’Asia centrale ospitano un numero più significativo di specie. L’India è il Paese con la più grande popolazione di api, oltre 13 milioni di alveari. Il numero di alveari nel mondo è raddoppiato rispetto agli anni ’60. Un alveare ospita circa 50.000 api, anche se questo numero può variare a seconda della stagione e delle condizioni ambientali.
Le api sono impollinatrici indispensabili di molte piante e in agricoltura, frutticoltura e orticoltura si è assistito negli ultimi decenni ad una evoluzione dei fitofarmaci insetticidi utilizzati, diminuendo gli effetti tossici e l’impatto ambientale dei trattamenti. Dagli Organoclorurati come il DDT, molto persistenti, si è passati agli Organofosforici, ai Carbammati ed infine agli insetticidi sintetizzati copiando la struttura molecolare di sostanze insetticide di origine vegetale. Oggi organoclorurati, organo fosforici e carbammati sono stati in gran parte proibiti.
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Fonte: FAO; Statistiches Bundesamt; Agrarian Sciences; immagine di Shubham Mishra
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zmimo f'telemly, alger, 2023.
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